La situazione del Coronavirus si avvicina alla sua fase più acuta. Questo significa che il numero dei casi è destinato a crescere, in Italia, in Europa e nel mondo intero.

È di questi giorni la notizia della chiusura delle scuole di ogni ordine e grado in tutto il Paese, disposta dal Governo..

In questi frangenti è importante mantenere la calma, la lucidità e il buon senso.

In una situazione in cui  i casi aumentano –  tutti gli ospedali sono pieni e nei reparti mancano i necessari presidi di sicurezza e di cura – occorre in primo luogo mettere in campo tutte quelle azioni necessarie a evitare il contagio.

Per questo occorre seguire scrupolosamente le indicazioni delle istituzioni e delle autorità scientifiche. 

A cominciare dalle dieci regole di buonsenso:

  1. Lavarsi spesso le mani con soluzioni idroalcoliche;
  2. Evitare i contatti ravvicinati con le persone che soffrono di infezioni respiratorie;
  3. Non toccarsi occhi, naso e bocca con le mani;
  4. Coprirsi naso e bocca se si starnutisce;
  5. Non prendere antivirali o antibiotici se non prescritti;
  6. Pulire le superfici con disinfettanti a base di cloro o alcool;
  7. Usare le mascherine solo se si sospetta di essere malato o se si assistono persone malate; 
  8. I prodotti made in China e i pacchi ricevuti dalla Cina non sono pericolosi;
  9. Se hai i seguenti sintomi: febbre, tosse secca, mal di gola e difficoltà respiratorie non accedere al pronto soccorso, ma contatta telefonicamente il tuo medico di famiglia oppure il numero verde regionale;
  10. Gli animali di compagnia non diffondono il coronavirus.

E poi, cercate di non rimanere preda di facili allarmismi. Il problema del diffondersi del virus c’è, non deve essere sottovalutato, ma non può tradursi in psicosi collettiva. La psicosi collettiva non aiuta, anzi esaspera una situazione che è già critica.

Cerchiamo di stare a casa quanto più possibile, salutiamoci con lo sguardo più che con i baci e gli abbracci ed evitiamo i luoghi particolarmente affollati.

Verrà il momento della resa dei conti, su ciò che è stato (o non è stato) fatto e su quello che poteva essere fatto meglio. Ma non è questo il tempo.

Ora è il tempo di non lasciare soli gli anziani. Il virus ha una percentuale di mortalità (ancora) bassa, ma colpisce in special modo i soggetti più deboli. Per questo io dico che non dobbiamo emarginarli, ma tutelarli il più possibile dai rischi, quello sì.

Ricordiamoci poi dell’importanza del Servizio Sanitario Nazionale, anche in tempo di pace, a crisi superata. Sono loro i nostri eroi.

Mi si permetta sul finire una riflessione di carattere economico.

Le ricadute economiche saranno durissime e i primi effetti purtroppo si possono vedere fin da ora. L’Italia, che forse ha peccato di troppa trasparenza e rea di aver fatto più tamponi degli altri Paesi, passa ora come il problema. Come il “Paese zero” dal quale si è diffuso il virus in Occidente.

I voli da e per l’Italia sono bloccati, gli alberghi sono in ginocchio, le cancellate prenotazioni all’ordine del giorno, i prodotti made in Italy restano invenduti.

Alcuni economisti hanno paragonato l’effetto del virus a quelli prodotti dall’11 settembre 2001.

Ci rialzeremo anche da questo, ma per fare ciò è necessario che vengano messi in atto tutti quegli ammortizzatori economici a disposizione dei diversi livelli di Governo del Territorio.

Sull’onda di questi ragionamenti, come Consigliere Regionale dell’Umbria – e come gruppo Lega – abbiamo sottoscritto una proposta di risoluzione per far sì che le strutture ricettive turistiche (come gli alberghi)  non debbano pagare l’IMU per l’annualità in corso. Si comincia da qui.

Bisogna ridare liquidità alle aziende, se non si vuole che sprofondino – e noi con loro – nel baratro della crisi economica imminente.

E per il futuro: queste sono “crisi” nelle quali si scivola rapidamente, ma altrettanto rapidamente se ne esce. 

Teniamo duro, insieme.

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