Se non ci sono riusciti più di due anni di pandemia e la crisi internazionale legata alla guerra in Ucraina, adesso ci prova la Commissione UE a dare la mazzata finale all’industria italiana.

La decisione di vietare le auto a combustione interna dal 2035 mette a rischio le imprese, i lavoratori, le famiglie e l’intera economia italiana.

13 anni non sono una scadenza, sono una condanna: un tempo troppo breve per le aziende dell’automotive per compiere una riconversione di siti, linee di produzione, macchinari e acquisizione di nuovo know-how.

Parliamo di tutela dell’ambiente: è incontestabile che con la circolazione delle sole auto elettriche si abbattano le emissioni, ma vietare tutte le altre (comprese le ibride) vuol dire ritrovarsi un’inusitata quantità di veicoli da smaltire prima che abbiano terminato il loro ciclo di vita.

Per non parlare del fatto che vuol dire costringere le famiglie ad acquistare auto nuove, con quelle elettriche sensibilmente più costose delle auto a benzina o diesel.

Decarbonizzazione e transizione ecologica sono processi complessi, obiettivi che vanno perseguiti con responsabilità e senso dell’equilibrio tra tutela ambientale, giustizia sociale e integrità del tessuto economico e produttivo.

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