“Umbria salute al centro”, questo il nome del Piano sanitario 2021- 2025 pre-adottato ieri dalla Giunta.

Un risultato attesissimo e più che desiderato viste le travagliate vicissitudini che, per via della pandemia, hanno visto gli umbri subire le conseguenze di un sistema sanitario debole e carente. 

Questo primo atto – per quanto non ancora definitivo – esprime e rende già concreta la volontà di tradurre nel nuovo piano la lezione imparata dal Covid-19 e la scelta di valorizzare l’integrazione tra servizi sanitari e assistenziali, la medicina del territorio, la semplificazione amministrativa, l’innovazione tecnologica e l’aumento del personale. 

È un ottimo risultato, che tuttavia non è ancora un punto d’arrivo. 

Il passo successivo è chiarire cosa e come cambia in concreto per la sanità umbra grazie a questo piano.

Che ne sarà dei presidi ospedalieri sul territorio? Verranno anch’essi accorpati? 

Quale sarà il destino degli ospedali di Norcia e Cascia colpiti dal sisma all’interno di questa riorganizzazione? 

Quale fisionomia avrà il nuovo ospedale di Terni all’interno del nuovo distretto 2 sud-ovest?

L’unico aspetto del piano che incide direttamente sul territorio e di cui si possono percepire gli effetti riguarda la gestione dei distretti, ridotti da 12 a 5.

È una scelta che secondo la Giunta non penalizza i territori umbri e che ha lo scopo di accorciare la catena di comando per rendere più agevole il governo.

Allo stesso tempo:

  • i distretti, pur venendo inglobati, manterranno la loro identità;
  • il nuovo Piano e i fondi del Pnrr porteranno alla creazione di una “gestione dedicata da affiancare a quella ordinaria”;
  • la gestione del sistema sanitario sarà capillare e vicinissima al territorio.

In questa delicata fase, per andare avanti è necessario porsi importanti domande sulla direzione in cui deve andare il nuovo PSR: andiamo nella direzione di semplificare o di complicare la governance, di alleggerire la struttura amministrava o di appesantirla? Di avvicinarci al territorio o di accentrare le decisioni a un livello sempre più alto e più lontano? 

E ancora, grande assente all’interno del Piano, che natura avrà il rapporto tra sistema sanitario pubblico regionale e sanità privata? 

Bene il percorso di condivisione del piano con i territori e i sindaci, ma gli interrogativi aperti e le questioni irrisolte restano molte e riguardano la traduzione di concetti innegabilmente condivisibili a livello pratico, sul territorio, per i cittadini.

C’è ancora lavoro da fare, ci troviamo di fronte a un momento di svolta, abbiamo un’occasione imperdibile di fare bene, dobbiamo essere all’altezza. Il fallimento, ora più che mai, non è contemplato.

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